Nei mesi scorsi il Consiglio Regionale ha approvato un importante Progetto di Legge di revisione della normativa sugli orari di apertura delle farmacie.
La nuova legge si ispira a criteri di maggiore flessibilità e dovrebbe garantire un servizio più efficiente grazie agli orari di apertura più estesi e all’eliminazione dell’obbligo delle ferie.
Sappiamo quanto questo tema sia sentito da parte dei pensionati, in particolare quelli più avanti con gli anni, che spesso, purtroppo, sono costretti a “far visita” di frequente alle farmacie e non sempre incontrano il servizio che sarebbe loro dovuto.
Purtroppo però il provvedimento approvato, nonostante gli ottimi propositi, non risponde appieno alle esigenze dei cittadini, ed in particolare delle categorie più deboli
È vero che in alcune zone non vi sarà più il disservizio della farmacia chiusa per ferie e che gli orari saranno più estesi, ma il progetto di legge non risponde in modo convincente ai problemi più gravi che la normativa sulle farmacie comporta: apertura notturna e presenza capillare delle farmacie non solo nelle grandi città, ma anche nelle zone rurali. Immaginiamo cosa possa significare per un anziano, che vive in una zona rurale, sentirsi male di notte ed essere costretto a fare 10 km per trovare una farmacia semi-aperta, suonare il campanello, aspettare che il farmacista arrivi ad aprire, chiedere il farmaco attraverso uno sportellino nella saracinesca ed essere lasciato al freddo ad aspettare il ritorno del farmacista per la consegna del farmaco.
Il Partito Pensionati si è molto impegnato, grazie al lavoro in Commissione Sanità e in Consiglio regionale della consigliera Elisabetta Fatuzzo, per eliminare queste gravi ingiustizie. Abbiamo presentato emendamenti, per chiedere una presenza più capillare di farmacie aperte nelle zone rurali e montane, e per prevedere la presenza di farmacie 24 ore non solo, come dice la legge, in corrispondenza di aeroporti e stazioni ferroviarie di grande importanza, ma secondo una distribuzione ramificata su tutto il territorio regionale.
Purtroppo non tutte le nostre proposte sono state accolte, ma il provvedimento finale rappresenta comunque un passo avanti importante.
Proprio al fine di ovviare agli inconvenienti della normativa, rimasti tali anche dopo l’approvazione della legge di revisione, abbiamo presentato in Consiglio Regionale una proposta di legge al Parlamento, al fine di modificare la normativa nazionale da cui discendono i principali difetti del sistema farmaceutico italiano.
La battaglia, tra l’altro, è anche culturale: molte delle norme restrittive sull’apertura delle farmacie hanno come obiettivo quello di scoraggiare l’uso di farmaci, con l’idea sottintesa che qualcuno si diverta ad andare in farmacia (magari nel cuore della notte) a comprare medicine. I nostri lettori sanno bene che non è così, sanno che le farmacie rappresentano un servizio e che acquistare i medicinali è spesso una dolorosa necessità; non vogliamo che, a causa di norme troppo severe, continui ad essere, come in alcuni casi succede, un’odissea.
La nuova legge si ispira a criteri di maggiore flessibilità e dovrebbe garantire un servizio più efficiente grazie agli orari di apertura più estesi e all’eliminazione dell’obbligo delle ferie.
Sappiamo quanto questo tema sia sentito da parte dei pensionati, in particolare quelli più avanti con gli anni, che spesso, purtroppo, sono costretti a “far visita” di frequente alle farmacie e non sempre incontrano il servizio che sarebbe loro dovuto.
Purtroppo però il provvedimento approvato, nonostante gli ottimi propositi, non risponde appieno alle esigenze dei cittadini, ed in particolare delle categorie più deboli
È vero che in alcune zone non vi sarà più il disservizio della farmacia chiusa per ferie e che gli orari saranno più estesi, ma il progetto di legge non risponde in modo convincente ai problemi più gravi che la normativa sulle farmacie comporta: apertura notturna e presenza capillare delle farmacie non solo nelle grandi città, ma anche nelle zone rurali. Immaginiamo cosa possa significare per un anziano, che vive in una zona rurale, sentirsi male di notte ed essere costretto a fare 10 km per trovare una farmacia semi-aperta, suonare il campanello, aspettare che il farmacista arrivi ad aprire, chiedere il farmaco attraverso uno sportellino nella saracinesca ed essere lasciato al freddo ad aspettare il ritorno del farmacista per la consegna del farmaco.
Il Partito Pensionati si è molto impegnato, grazie al lavoro in Commissione Sanità e in Consiglio regionale della consigliera Elisabetta Fatuzzo, per eliminare queste gravi ingiustizie. Abbiamo presentato emendamenti, per chiedere una presenza più capillare di farmacie aperte nelle zone rurali e montane, e per prevedere la presenza di farmacie 24 ore non solo, come dice la legge, in corrispondenza di aeroporti e stazioni ferroviarie di grande importanza, ma secondo una distribuzione ramificata su tutto il territorio regionale.
Purtroppo non tutte le nostre proposte sono state accolte, ma il provvedimento finale rappresenta comunque un passo avanti importante.
Proprio al fine di ovviare agli inconvenienti della normativa, rimasti tali anche dopo l’approvazione della legge di revisione, abbiamo presentato in Consiglio Regionale una proposta di legge al Parlamento, al fine di modificare la normativa nazionale da cui discendono i principali difetti del sistema farmaceutico italiano.
La battaglia, tra l’altro, è anche culturale: molte delle norme restrittive sull’apertura delle farmacie hanno come obiettivo quello di scoraggiare l’uso di farmaci, con l’idea sottintesa che qualcuno si diverta ad andare in farmacia (magari nel cuore della notte) a comprare medicine. I nostri lettori sanno bene che non è così, sanno che le farmacie rappresentano un servizio e che acquistare i medicinali è spesso una dolorosa necessità; non vogliamo che, a causa di norme troppo severe, continui ad essere, come in alcuni casi succede, un’odissea.