Nel pomeriggio di oggi il Consiglio Regionale della Lombardia ha approvato all’unanimità una mozione, a prima firma Elisabetta Fatuzzo (Partito Pensionati), con la richiesta all’INPS di garantire il diritto agli assegni familiari anche alle vedove e vedovi dei lavoratori autonomi, se riconosciuti totalmente inabili al lavoro.
La normativa in vigore, infatti, a causa di una interpretazione restrittiva dell’INPS, tutela esclusivamente le famiglie dei lavoratori dipendenti, lasciando prive di garanzie quelle dei lavoratori autonomi.
Il documento approvato chiede alla Giunta regionale di intervenire presso l’INPS, al fine superare tale difformità, garantendo anche ai familiari superstiti dei lavoratori autonomi il diritto agli assegni familiari.
Elisabetta Fatuzzo, Consigliera Regionale del Partito Pensionati e promotrice dell’iniziativa, ha espresso la propria soddisfazione:
“Ringrazio l’Aula che all’unanimità ha voluto dare un segnale di grande sensibilità su un argomento molto delicato. Sul tema degli assegni familiari esiste una disparità inaccettabile e difficilmente giustificabile, dato che l’equiparazione di autonomi e dipendenti sarebbe sostenibile dal punto di vista finanziario.
Spero che, anche grazie all’impegno della Lombardia, tale sperequazione venga al più presto superata”.
La normativa in vigore, infatti, a causa di una interpretazione restrittiva dell’INPS, tutela esclusivamente le famiglie dei lavoratori dipendenti, lasciando prive di garanzie quelle dei lavoratori autonomi.
Il documento approvato chiede alla Giunta regionale di intervenire presso l’INPS, al fine superare tale difformità, garantendo anche ai familiari superstiti dei lavoratori autonomi il diritto agli assegni familiari.
Elisabetta Fatuzzo, Consigliera Regionale del Partito Pensionati e promotrice dell’iniziativa, ha espresso la propria soddisfazione:
“Ringrazio l’Aula che all’unanimità ha voluto dare un segnale di grande sensibilità su un argomento molto delicato. Sul tema degli assegni familiari esiste una disparità inaccettabile e difficilmente giustificabile, dato che l’equiparazione di autonomi e dipendenti sarebbe sostenibile dal punto di vista finanziario.
Spero che, anche grazie all’impegno della Lombardia, tale sperequazione venga al più presto superata”.
MOZIONE
IL
CONSIGLIO REGIONALE,
premesso
che
Gli
assegni familiari sono una prestazione a sostegno delle famiglie di
alcune categorie di lavoratori, il cui nucleo familiare abbia un
reddito complessivo al di sotto dei limiti stabiliti
annualmente dalla legge.
La
legge istitutiva degli assegni familiari, il D.P.R. 30 maggio 1955,
n. 797 - Testo unico delle norme concernenti gli assegni familiari -
ha introdotto il diritto a tali assegni per sostenere economicamente
i nuclei familiari al di sotto di un certo limite di reddito e in
relazione alla presenza di familiari a carico o minori o inabili.
La
normativa ha poi distinto nel tempo la categoria dei lavoratori
dipendenti, prevedendo per gli stessi il nuovo "assegno per il
nucleo familiare".
Tale
ultima normativa che ha istituito gli ANF, per i lavoratori
dipendenti e i titolari di pensione del relativo fondo pensionistico,
in luogo degli assegni familiari, all’art. 2 comma 8 D.L. 13 marzo
1988, n. 69, convertito nella legge 153/88 si recita: “il nucleo
familiare può essere composto di una sola persona qualora la stessa
sia titolare di pensione ai superstiti da lavoro dipendente ed abbia
un'età inferiore a 18 anni compiuti ovvero si trovi, a causa di
infermità o difetto fisico o mentale, nell'assoluta e permanente
impossibilità di dedicarsi ad un proficuo lavoro”.
considerato
che
L’INPS
aveva interpretato il dettato normativo in modo restrittivo
escludendo il coniuge superstite, in assenza di figli contitolari
della pensione ai superstiti. Ciò aveva esposto l’Istituto
previdenziale ad un contenzioso di massa che lo aveva visto perdente.
La
disputa veniva infatti risolta dalla Corte di Cassazione con
sentenza n. 7668 del 1996, nella quale si afferma che l’assegno per
il nucleo familiare “spetta, ai sensi dell'art.2, comma 8 della L.
153/88, anche nel caso in cui il nucleo familiare sia composto da una
sola persona, al coniuge superstite titolare dì pensione per i
superstiti ed affetto da infermità o difetti fisici tali da
determinare l'assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi ad un
proficuo lavoro”.
Tale
conclusione si fonda sulla considerazione che l’espressione nucleo
composto da una sola persona è astrattamente riferibile a ciascuno
dei componenti la famiglia, pertanto la persona che costituire nucleo
da sola può essere non solo l’orfano, ma anche il coniuge
superstite, se inabile.
L’INPS
con circolare n. 98/98, nel prenderne atto dell’orientamento della
Corte, impartiva conformi istruzioni operative alle Sedi, disponendo
di accogliere le domande in presenza dei presupposti richiamati.
Rimane,
invece, ad oggi, priva della stessa tutela la vedova o il vedovo,
totalmente inabile, del lavoratore autonomo, a cui non è stato
estesa dall'Inps tale interpretazione e quindi il diritto agli
assegni familiari. La conseguenza è una evidente disparità di
trattamento, per cui due persone entrambe vedove e totalmente
inabili, si vedono riconosciuto o meno il diritto agli assegni
familiari a seconda che il coniuge deceduto fosse lavoratore
dipendente o autonomo.
Si
tratta di somme assolutamente esigue, infatti per il 2012 l'importo
mensile dell'assegno familiare spettante ai pensionati appartenenti
alla categoria dei lavoratori autonomi, è di 10,21 euro per ogni
persona a carico.
IMPEGNA
LA GIUNTA
a
intervenire presso l'inps affinché riconosca il diritto agli assegni
familiari anche alle vedove e vedovi dei lavoratori autonomi se
riconosciuti totalmente inabili a proficuo lavoro